Verò è che il sale non è più Monopolio Statale (Legge 16 febbraio 1973 n. 10 entrata in vigore il 1° gennaio 1974, non sono onnisciente correggetemi se sbaglio) ma è in vendita sul libero mercato e ha anche un prezzo abbordabile quindi perché non approfittarne così si aiuta anche l’economia e vedendovi passare con le borse della spesa in mano la gente vi ringrazierà – potere della pubblicità “demenziale” che credi di aver rimosso ma ritorna quando meno te lo saresti potuto aspettare-.
Per fortuna è da un po’ che ho spento la televisione, anche se mi tocca ancora pagare il canone per finanziare “conduttori” che in cinque giorni guadagnano quello che una persona normale – senza spendere mai un euro neanche per mangiare – ci mette 22 anni ad accumulare e senza contare gli stipendi dei dirigenti che quelle retribuzioni le continuano ad avallare, e in rete con il browser e gli add-on giusti per fortuna la pubblicità la puoi ancora oscurare (il caricamento di cose non necessarie ne interessanti per chi fruisce del mezzo – la rete – consuma banda e tempo che il fruitore potrebbe più utilmente dedicare a ciò che ritiene necessario e ciò è ancor più vero per le connessioni mobili usualmente tariffate a volume di dati).
Scusate la divagazione e torniamo al sale.
Ora, io sono ignorante e non faccio testo e appunto da ignorante mi pongo domande sperando che qualcuno edotto mi aiuti a superare l’ignoranza, perché generare uno scontro sociale sull’art. 33 di una Costituzione che invece dovrebbe costituire il “collante” della Nazione?
Anche se di fatto non ne viene modificato fisicamente il dettato, e viviamo in tempi in cui in ogni campo vale più la forma della sostanza, pare che si cerchi silentemente di modificare fisicamente la struttura che i Padri Costituenti ci hanno voluto dare, ergo a me pare di ravvisare qualcosa che strida con il disposto dell’art. 283 Codice Penale; c’é qualche luminare nel Diritto Penale che mi voglia illuminare?
Quanto sopra solo per avere la conferma che io sono in errore considerato che un sindaco la paritaria la finanzia già da anni ( Prove d’Arrosto ) e nessuno, TAR compreso, ha avuto niente da ridire.
Lungi da me cercare lo scontro, il voler screditare, cerco di riflettere e di far riflettere perché è solo con il dialogo e la vittoria dell’idea migliore, che unicamente da un confronto può scaturire, che si può trovare la soluzione.
Torniamo a scuola (non è un errore).
Qualche giorno fa in un bar parlavo di scuola, ergo di art. 33 Costituzione, con una persona complice la televisione accesa che trasmetteva il telegiornale del mattino; si è aggiunto un avventore che, un po’ alterato, ha evidenziato che se non ci fosse stata la scuola paritaria suo figlio non avrebbe avuto diritto all’istruzione, nel suo comune, perché la scuola pubblica non aveva posti a sufficienza per poterlo accogliere.
Io gli ho rammentato il disposto dell’art. 33 non già per fare il superiore ma perché il sapere non è niente se per amore del sapere non lo trasmetti senza aspettarti niente in cambio,
Mi ha gelato dicendo: “E allora perché io devo pagare per la scuola pubblica se mio figlio non ci può, non per volontà mia, andare?”
Mi sono ritirato in buon ordine a pensare.
La mattina successiva il destino ha voluto che ci si incontrasse nuovamente nello stesso bar, gli ho fatto io una domanda:
“Se lo Stato garantisse a tutti un posto nella scuola pubblica non sarebbe giusto pagare tutti anche se poi magari tu hai possibilità economiche e decidi comunque di mandare tuo figlio alla scuola paritaria?”
“Sì, così hai ragione” questa è stata la risposta che ha chiuso, con soddisfazione di entrambi, la discussione.
E allora invece di creare scontri e divisioni uniamoci e costruiamo scuole!
Vero è che le risorse sono scarse ma se ad esempio – visto il disposto del comma 1 dell’articolo 68 del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, come modifcato dalla Legge 7 agosto 2012 n. 134 di conversione con modifiche del cd. Decreto “Salva” (le virgolette sono una opinione meramente personale espressa ex art. 21 Costituzione) Italia – si utilizzasse il software libero nella scuola si risparmierebbero un sacco di soldi – io sono 12 anni che ho computer funzionanti senza spendere un euro in sistemi operativi e programmi grazie a GNU/Linux – e si educherebbe alla legalità perché il software libero lo può usare legalmente anche chi non ha capacità economiche e quindi non può permettersi costosi software proprietari.
Non parliamo poi del risparmio sull’intero parco macchine della Pubblica Amministrazione.
La migrazione sarebbe costosa?
Credo che le università, in cui ci sono competenze, sarebbero ben liete di dare una mano, sarebbe una occasione per trasporre sul piano pratico un nozionismo che diversamente rischia di rimanere fine a se stesso e che senza pratica lascia il tempo che trova.
Tralascio i “Mastrapasqua” vari che qualcuno dice ancora si aggirino per i palazzi del potere, non ho personalmente prove quindi evito non essendo uso scrivere cose che non posso documentare, ma se fosse vero quanti altri soldi si potrebbero risparmiare?
E’ il raziocinio che caratterizza l’uomo e lo distingue tra i mammiferi comuni.
6 marzo 2019 alle 22:52 |
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