No Global? No, Grazie!

Prima di scappare o inveire fermandovi al titolo leggete tutto l’articolo poi mettetevi di fronte ad uno specchio e riflettete su quanto avete letto.

In questo blog tratto dei guasti del paese, sicuramente molto è dovuto alla politica, molto alle famiglie industriali italiane ma molto è anche dovuto a chi, molto più comodamente, si limita a protestare perché si fa meno fatica che a rimboccarsi le maniche e a lavorare.

E’ vero, le famiglie industriali e le multinazionali stanno delocalizzando la produzione in paesi in cui il costo della manodopera è irrisorio e la sindacalizzazione assente ma siete sicuri di non poter far altro che protestare, che non serve a niente, contro questo stato di cose?

La crisi ha reso disponibili decine di capannoni industriali che marciscono inutilizzati, perché invece di occuparli abusivamente in spregio ad ogni legge, mi permetto di ricordarvi che – in democrazia – la vostra libertà finisce dove inizia quella del prossimo ed è libertà del prossimo investire in un capannone anche se poi lo stesso resta inutilizzato perché nessuno ha le palle per investire su se stesso e aprire una impresa, non vi costituite legalmente, secondo le leggi dello stato in coperativa e andate a colmare il vuoto lasciato dagli imprenditori “latitanti”?

Io sarei contento se al supermercato potessi trovare, tanto per citare un caso recente, una lavatrice interamente made in Italy semplice che funzioni sempre come un mulo e sarei disposto a pagarla anche un po’ di più di un prodotto cinese ma non c’è nessuno – e qui mi rivolgo a quelli del gruppo Indesit che al pari dei No Global non sono capaci di far altro che protestare – che pur avendone le capacità si metta in gioco per colmare il vuoto e fare la sua battaglia perché l’iniziativa economica è libera così come lo è il mercato quindi non ci sono scuse per tirarsi indietro.

E’ vero che la costituzione (art. 4) dice:

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Ora, mi pare che il dettato costituzionale sia chiaro a sufficienza.

La legge non dice che il cittadino ha diritto ad un lavoro dipendente a tempo indeterminato e addirittura nemmeno ad un lavoro dipendente.

Lo stato ha fatto la sua parte, lo stesso Monti di cui anch’io purtroppo mi sono dovuto trovare a criticarne l’operato, introducendo – dal 1° Gennaio 2012 – “Il regime dei contribuenti minimi”.

Cosa avete da protestare ancora??

E’ vero. E’ meno fatica protestare e pretendere soldi dallo stato – ovvero anche da quelli che non hanno tempo per protestare perché sono così intelligenti da aver capito che per mangiare bisogna lavorare – senza dare niente in cambio piuttosto che fare fatica lavorando onestamente secondo le proprie capacità.

E’ vero. Richiede meno impegno girare per strada distruggendo la proprietà altrui piuttosto che mettere in moto il cervello per trovare una soluzione intelligente per migliorare questo stato di cose.

La colpa è dei politici?

In parte.
Hanno depauperato il paese e continuano a farlo forse peggio dei grandi industriale ma se i politici sono li è perché li votano.

Non volete fare fatica e vi piace stare all’aria aperta?
Create voi un partito, ma un partito credibile che non pretenda di mantenere la gente alle spalle dei pochi che lavorano, che non pretenda di abbuffarsi e sia più misurato rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi 70 anni, un partito in cui regni la democrazia e il confronto e non una dittatura come il M5S.

Finché non prenderete coscienza di quanto sopra, anche voi che attribuite ad altri tutti i mali del mondo sarete un male del mondo.

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